Nel nostro recente articolo dedicato alle Smart Cities, abbiamo visto come l’integrazione delle tecnologie digitali possa migliorare la qualità della vita urbana, promuovendo sostenibilità, efficienza e partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano. Tra gli ambiti più rilevanti di questo processo di trasformazione verso le “città intelligenti”, rientra la videosorveglianza, uno strumento sempre più presente non solo negli spazi privati, ma pure in quelli pubblici.
La videosorveglianza come strumento di sicurezza
Per dare un’idea di quanto siano ormai comuni le telecamere pubbliche per la videosorveglianza anche in Italia, un dato ufficiale del 2021 ne stimava circa 1,45 ogni 10.000 abitanti. E in assenza di cifre affidabili più recenti, si può facilmente supporre che da allora siano aumentate.
L’utilizzo di occhi elettronici nei luoghi pubblici può avere diverse finalità: prevenire crimini attraverso una logica di deterrenza, monitorare il traffico, garantire la sicurezza nei luoghi pubblici e supportare l’intervento delle forze dell’ordine o dei soccorsi durante le emergenze.
Le telecamere sono spesso parte integrante di infrastrutture più complesse, grazie all’integrazione con altri sensori o con algoritmi di intelligenza artificiale. Il tutto supportato da reti di comunicazione wireless ad alte prestazioni, come quelle offerte da Cambium Networks.
Telecamere nelle smart city: due esempi all’avanguardia
Un esempio virtuoso in tema di videosorveglianza in una smart city, è quello di Londra. Il sistema CCTV della capitale britannica è infatti considerato uno dei più capillari al mondo. I dati degli ultimi anni del Metropolitan Police Service indicano come, specialmente in alcuni quartieri, abbia contribuito a una riduzione significativa dei reati. In occasioni specifiche, come i grandi eventi pubblici, le immagini sono analizzate da software di riconoscimento facciale, con lo scopo di rendere più efficaci le operazioni antiterrorismo.
Dall’altra parte del mondo, Singapore sfrutta una rete integrata di videocamere intelligenti per monitorare la città in tempo reale. Si tratta di un esempio di integrazione tra videosorveglianza e intelligenza artificiale, in cui i dati raccolti vengono analizzati con algoritmi di AI per rilevare comportamenti anomali, come atti vandalici o incidenti stradali. Anche grazie a questo sistema, gli interventi d’emergenza risultano più rapidi, mentre gli abitanti percepiscono la loro città come più sicura.
L’altra faccia della medaglia: tra privacy ed etica
L’uso esteso della videosorveglianza, tuttavia, solleva importanti interrogativi etici e legali. Il rischio principale riguarda la violazione della privacy dei cittadini, specialmente quando i sistemi sono associati a tecnologie di riconoscimento facciale o a raccolte massive di dati. Altri aspetti critici includono la mancanza di trasparenza, il rischio di sorveglianza abusiva da parte di governi o attori privati, e l’accesso non autorizzato ai dati sensibili.
In tal senso, la Cina offre un chiaro esempio di come la videosorveglianza possa trasformarsi in un apparato eticamente discutibile. Il sistema di sorveglianza cinese è infatti tra i più avanzati e pervasivi al mondo e in molte città, le videocamere sono integrate con tecnologie di riconoscimento facciale e utilizzate per il sistema del “credito sociale”.
In sostanza, anche attraverso le videocamere, il governo raccoglie dati sui propri cittadini e li utilizza per valutarne il comportamento nella vita di tutti i giorni. Una pratica che ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale per le potenziali violazioni dei diritti umani e per l’assenza di un quadro normativo indipendente.
Verso una videosorveglianza consapevole
Il futuro sembra chiaramente improntato a un utilizzo sempre più su larga scala della videosorveglianza. E se potenzialmente l’utilizzo delle telecamere nelle smart cities sarà positivo per la nostra quotidianità, è giusto interrogarsi sui potenziali abusi, per orientarsi verso il miglior bilanciamento tra sicurezza e libertà individuale.
L’adozione di tecnologie come quelle di Cambium Networks, che supportano infrastrutture affidabili e scalabili per il video-monitoraggio, non potrà non accompagnarsi a regolamenti chiari, trasparenti e condivisi. Inoltre non si potrà prescindere da un utilizzo etico dei dati e da un dialogo costante con la cittadinanza, affinché la sicurezza non diventi un pretesto per la sorveglianza di massa.
In un simile contesto, la tecnologia è uno strumento senza dubbio potente, ma neutrale: tutto dipende da come viene progettata e, soprattutto, da come viene usata.